Quale gioia, quando mi dissero: "Andremo alla casa del Signore". E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!

2014 Sanctum Sepulchrum

Il sogno si è avverato, dopo aver pellegrinato a Roma e a Santiago, abbiamo messo in pratica le parole del Salmo 84 “Beato chi trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” e compiuto il Santo Viaggio al Sepolcro di Nostro Signore.

A nostro parere, nessuno rappresenta questo spirito meglio di Egeria, famosa pellegrina del quarto secolo; e utilizziamo le parole usate nel suo Diario di Viaggio «costoro, raccontandomi in dettaglio di quei medesimi e singoli luoghi, resero più grande il mio desiderio di sottopormi alla fatica di andare fino laggiù, se tuttavia si può parlare di fatica, quando una persona vede realizzarsi il proprio desiderio» (Itinerario, XIII,1).

Oggi la Compagnia è fiera di aver ripercorso tutti e tre i grandi pellegrinaggi dell’antichità le ” Peregrinationes Maiores”.

MOTIVAZIONI

“È con timore, emozione e rispetto che noi ci troviamo davanti al “luogo dove il Signore giacque”, la vivificante tomba dalla quale è emersa la vita e noi rendiamo gloria a Dio misericordioso, che ha reso degni noi, come Suoi indegni servi, della suprema benedizione di farci pellegrini nel luogo in cui si è rivelato il mistero della salvezza del mondo. «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen 28,17).

Siamo venuti qui come la donna che porta la mirra il primo giorno della settimana «per vedere il sepolcro» (Mt 28,1), e anche noi come le donne ascoltiamo l’esortazione angelica : «Non abbiate paura». Togliete dai vostri cuori ogni paura, non esitate, non disperate. Questa tomba irradia messaggi di coraggio, speranza e vita.

Il primo e più grande messaggio che scaturisce da questo sepolcro vuoto è che la morte, questo nostro “ultimo nemico” (cfr 1 Cor15,26), fonte di ogni paura e di ogni passione, è stato sconfitto; essa non detiene più la parola finale nella nostra vita. È stata vinta dall’amore, da Lui, che volontariamente ha accettato di patire la morte per amore degli altri. Ogni morte per amore, per amore dell’altro, è trasformata in vita, vera vita. «Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a quelli che giacevano nella tomba Egli ha concesso la vita»”. (Discorso del Patriarca Ecumenico Bartolomeo durante la Celebrazione Eucumenica al Santo Sepolcro il 25 Maggio 2014)

“Gerusalemme! Per noi cristiani rappresenta il punto geografico dell’unione fra Dio e gli uomini, fra l’eternità e la storia”. (San Giovanni Paolo II)

TAPPE

a cura di Marco Diamanti

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11 Maggio 2014  – Jaffa

Partiamo da Terni alle 5 del mattino in dieci pellegrini alla volta di Fiumicino dove abbiamo il volo alle 10. Ad Amelia carichiamo gli altri pellegrini della Fondazione del Cammino della Luce Giancarlo, Yoanna e Miriam. Al Terminal 5 dell’aereoporto troviamo gli altri compagni di viaggio Marco, Nazzareno, Dario, Barbara e Mario. Al controllo subiamo, a due a due, un interrogatorio da parte del personale israeliano circa il nostro viaggio e la signorina della El Al mi ha chiesto incredula quanti giorni rimanessi con la poca roba che portavano nello zaino. Le ho detto (parlava molto bene l’italiano) che avremmo fatto un cammino da Tel Aviv a Gerusalemme. “Speravo almeno in una perquisizione, un interrogatorio in uno stanzino buio seduto al tavolino di formica, avevo ripassato anche Anna Frank, invece niente, niente di eroico, solo qualche controllo più accurato del solito finalmente ci imbarchiamo sul volo che ci porterà a Tel Aviv dove arriviamo alle 14 circa. Il viaggio è piacevole anche se molti di noi sono sopraffatti dal sonno, (tutti si svegliano al servizio del pranzo). Atterriamo, “nella Terra dove tutto è incominciato”; in un’aereoporto (Ben Gurion) super occidentale che il JFK di NY al confronto è anticaglia. Fuori troviamo il pulmino che dovrà seguirci lungo il nostro cammino ma non è facile far capire all’autista di nome M. che non raggiungeremo i luoghi previsti in auto. Alla fine capisce e comincia a venderci bottigliette d’acqua fresca al modico prezzo di € 2 per tre bottiglie. Arriviamo a Jaffa attraversando Tel Aviv e raggiungiamo il nostro ostello (Old Jaffa Hostess) che si trova nella parte antica della città. L’ostello è molto carino e caratteristico e noi uomini (8 persone) prendiamo possesso della camerata che è provvista di balconcino. Jaffa è la vecchia città con il porto dove sbarcavano i pellegrini che giungevano dall’Europa. Il quartiere dove è situato l’ostello è caratteristico mediorientale con negozietti di artigianato locale e piccoli caffè oltre una zona ove sorge un mercato delle “pulci”. Nella nostra zona sorgono due moschee e vicino ritrova la chiesa di San Pietro. A San Pietro partecipiamo alla messa in polacco. Il frate polacco ci invita alla messa in italiano che verrà celebrata il giorno dopo alle 7. La sera cerchiamo nelle vicinanze un locale dove mangiare e dopo aver selezionati tutti quelli distanti mezzo miglio dal nostro ostello scegliamo un locale gestito da giovani (ma qui quasi tutti sono gestiti da giovani) dove ordiniamo carne di agnello e maiale con patate fritte e insalata. Trovo la carne buona e molto tenera. Sarà stata la fame ?

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12 Maggio 2014  = Jaffa – Ramla

(distanza percorsa Km 28,00)

Mi alzo alle 4,30 e dopo aver recitato le preghiere del mattino nella sala colazioni e aver osservato l’alba mi preparo per andare alla chiesa di San Pietro per assistere alla messa per noi che viene celebrata dal frate polacco e da altri due frati (il più anziano di Cylon e l’altro italiano, credo). La chiesa sorge ove si dice che Pietro ebbe la visione della tovaglia calata dal cielo e contenente ogni genere di animali, puri ed impuri. Da qui partì alla volta di Cesarea per accogliere nella Chiesa il centurione romano Cornelio, che fu il primo tra i pagani a convertirsi con tutta la famiglia. La chiesa e il monastero è tenuto dai francescani che da sempre accoglievano i pellegrini che sbarcavano nel porto della città ed infatti si trova appena entro le mura del porto. Dopo la messa facciamo colazione nel meraviglioso roof garden dell’ ostello. Ti prepari tutto da solo e poi lavi le stoviglie e le posate. Si parte per la prima tappa Jaffa-Ramla di Km 28,00. La prima parte del percorso attraversa i quartieri periferici e popolari di Tel Aviv (alcuni frequentati da uomini di colore, gli ebrei etiopici). Il primo tratto è brutto e noioso, tipico di tutte le periferie urbane. Dopo circa due ore abbandoniamo l’abitato e si comincia a respirare l’aria di un vero cammino. Attraversiamo, alla brava, i binari della ferrovia ed una superstrada con relativo scavalcamento del guard-rail, Il tempo è buono e non fa troppo caldo. Transitiamo per vari villaggi residenziali con casette linde e giardini curati, da cui cani scodinzolanti ci fanno festa. Prendiamo la strada direzione Lod che dista circa 25 Km da Tel Aviv. Purtroppo dobbiamo percorrere tratti di superstrada, ma poi finalmente imbocchiamo una strada che costeggia un fiume (credo un canale artificiale molto largo) in una zona faunistica molto bella. La zona è infatti frequentata da varie specie di uccelli e aironi che il nostro simpaticissimo Tony fotografa in continuazione in quanto appassionato appassionato ornitologo (da questo momento in poi lo chiameremo l’uomo degli uccelli). Arriviamo a Lod, non molto distante dall’ereoporto Ben Gurion. Alla periferia di Lod visitiamo la chiesa dedicata a San Giorgio martire che si ritiene che sia nato qui e ha la sua tomba. Dopo le distruzioni della chiesa ad opera dei romani e poi degli arabi, fu costruita la attuale chiesa dagli ortodossi ai quali il santuario appartiene. Dopo la visita alla chiesa, alcuni di noi salgono in pulman per raggiungere la destinazione e altri proseguono a piedi alla volta di Ramla. Dopo aver attraversato Lod (città moderna abitata da ebri e arabi), arriviamo a Ramla che serviva da stazione importante per i pellegrini in viaggio verso la Città Santa. I crociati la identificarono con la Ramathaim biblica e si riferirono ad essa come Arimatea. Qui raggiungiamo il monastero dei francescani San Nicodemo e Giuseppe di Arimatea ove veniamo accolti da una gentilissima suora polacca (Barbara) e dall’unico frate francescano nato in Egitto che gestisce tutto da solo il monastero e le annesse attività (scuola, oratorio e campi sportivi). Dopo esserci rifocillati il frate ci assegna lo stanzone dove dormiremo tutti insieme sui materassini che ci siamo portati (Giuseppe non ha trovato il tappo e fortunatamente il frate gli consegna un bel materasso). Non faccio la doccia a discapito dell’igiene, ma riesco ad assistere alla bellissima recita del rosario per Radio Maria in arabo recitata da fanciulli e famiglie arabe. Per fortuna in chiesa ci sono degli schermi con la traduzione in inglese. Per la cena, consumata in un ristorantino nei pressi del monastero, abbiamo la gradita sorpresa di mangiare salette e verdure varie con il solito Hummuss (salsa a base di ceci) e ottimi spiedini di pollo e polpette di carne e caffè turco come finale. Ritornati al monastero abbiamo un breafing con il francescano che ci illustra la storia dei francescani in Terrasanta e le attività della sua diocesi, quindi tutti in branda e domani è un altro giorno. La notte passa bene perché siamo tutti stanchi anche se purtroppo Miriam per un problema fisico è costretta ad abbandonare i gruppo per analisi mediche.

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13 Maggio 2014 = Ramla – Neve Shalom

(distanza percorsa Km 23,00)

Si parte per Latrun – Neve Shalom. Dopo il commiato dal Padre Francescano responsabile del convento di San Nicodemo d’ Antiochia a Ramla e da suor Barbara, ci avviamo verso Latrun, attraversando campi di ulivi, fichi d’ india e fioriture multicolori di bouganvillee. Situata su una salita, da cui si gode un magnifico panorama, si erge l’ abbazia detta dei “, Sette Dolori” che dista da Emmaus circa km. 1,5, fondata dall’ ordine dei Monaci Trappisti francesi nel 1890, come monastero di meditazione. Durante il VII° secolo il luogo fu un’ importante base militare utilizzata dagli arabi nella conquista della Palestina. Nel XII° secolo i crociati vi costruirono un castello fortificato chiamato ” Toron des Chevaliers “, dal cui nome arabo ” El Torun ” ha preso nome la località. Durante la prima guerra mondiale i monaci vennero espulsi dai turchi, ma riuscirono a ritornarne in possesso nel 1926, anno in cui fu costruito l’ attuale monastero, che gode oggi di grande fama per la sua posizione incantevole, i giardini, lo stile architettonico, nonché per il suo vino, che i monaci incominciarono a produrre verso il 1899, bonificando terreni, piantando ulivi, frumento, ortaggi e viti. L’ Ordine dei Cistercensi di Stretta Osservanza è un ordine che segue la regola di San Benedetto, che ha come fondamento il voto del silenzio. Questo silenzio contemplativo è stato ultimamente rappresentato in un film, fortemente acclamato dalla critica e dal pubblico ” Uomini di Dio “. Nell’ atmosfera veramente unica dei giardini del monastero dei ” Sette Dolori ” ci siamo soffermati, abbiamo pregato, e personalmente abbiamo pensato alle nostre famiglie ed a quelle dei nostri confratelli. Tony compra dai frati un vino moscato che porta per tutto il cammino aspettando l’occasione per berlo con noi tutti. Andiamo poi in pulman a visitare le rovine di Emmaus. Ed é proprio attraversando queste coltivazioni una signora che abbiamo incontrato ci dice che queste colline like Tuscany e lungo il cammino per Neve Shalom incontriamo varie scolaresche ed una, di soli ragazzi di 14 anni, è accompagnata dal giovane professore che gira con un lungo mitra a tracolla. Dopo una chiacchierata con il prof e con i ragazzi (ci parlano delle squadre italiane di calcio) che arriviamo a Neve Shalom, comunità modello il cui nome sia in ebraico che in arabo significa ” Oasi di Pace “; esempio unico di popolazione mista araba ed ebraica e cattolica. Fondata nel 1972 dal Padre Domenicano francese Bruno Hussar, di origine ebraica, è composta da cinquanta famiglie, ebree e palestinesi che lavorano e vivono insieme in una comunità simile al kibbutz. L’attività di Neve Shalom é l’ educazione alla pace, l’ uguaglianza e la comprensione tra i popoli; e dimostra che Ebrei e Palestinesi possono convivere. Il villaggio é diventato punto di riferimento per incontri e consultazioni fra molte delle organizzazioni impegnate a riannodare il dialogo ed a promuovere la pace. Ed é immersi in questa atmosfera particolare che ci fermiamo per la notte. Dormiamo in Bungalow e io ho l’onore di dormire con i pellegrini più giovani Tony e Giuseppe.

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14 Maggio 2014 = Neve Shalom – San Giovanni del Deserto

(Distanza percorsa Km 24,00)

Meta di oggi è a San Giovanni nel deserto. La via è in salita, il sole in faccia, tra le alture ricche di vegetazione mediterranea, pini marittimi, cedri, arbusti, troviamo numerose piccole lapidi lungo la via: memorial grove, un’altra alle vittime martiri dei campi di Blechhammer, Aushwitz III… quindi ce n’era anche un II e forse anche un IV… penso mentre facciamo una sosta. Dopo due giorni siamo già molto affiatati. Il paesaggio è straordinario, questa bella terra ocra, pietre calcaree, sono quelle di tutte le costruzioni antiche, del colore del sole. Io continuo a raccogliere rami di pino con il sogno di portarmeli in Italia per lavorarli e farne dei bastoni del pellegrino. Scendiamo la valle verso San Giovanni tra ulivi come sculture e muretti a secco, secolari. Scendiamo ancora sull’altro lato si vede il monastero di San Giovanni del Deserto, che però sfortunatamente non possiamo visitare in quanto per un disguido con il reggente non ci è consentito accedere e la cosa più grave che non ci fanno neppure dormire come da programma. Non ci perdiamo d’animo e pur stanchi e sudati riusciamo a trovare un accordo con i francescani del monastero di Ein Karem che raggiungiamo in pulman e dove dopo una breve attesa Padre Severino, il frate polacco responsabile del monastero ci accoglie dandoci le camere ove dormire. Io ho L’onore di condividere la camera con Alessandro, il Priore. Padre Severino e i ragazzi polacchi volontari ci preparano degli ottimi spaghetti fatti in casa al sugo piccantino e delle patatine e cipolle fritte. Non ho mai mangiato tanta pasta come questa sera. Il villaggio di Ein Karem è situato sulle colline ad una decina di Km da Gerusalemme ed è ricordato per essere il luogo di nascita di Elisabetta, cugina di Maria, e del figlio San Giovanni Battista.

 

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15 Maggio 2014 – San Giovanni del Deserto – Gerusalemme 

(Distanza percorsa Km 14,00)

La mattina partiamo e andiamo a visitare la Basilica di San Giovanni Evangelista, lì è custodito il luogo dove è nato e dopo ci dirigiamo alla Basilica della Visitazione, (Santuario Francescano della visitazione) il luogo dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria incontrò la cugina Elisabetta anch’ essa incinta, per portarle la notizia che era in attesa di un bimbo. E’ un luogo di pace, di estrema tranquillità, e qui che la Madonna ha recitato il Magnificat. Le parole del Magnificat ricoprono il muro di cinta del cortile del santuario e nel cortile sorge una statua in ferro raffigurante la Madonna ed Elisabetta incinte. Poi partiamo alla volta di Gerusalemme (circa 13 Km) e imbocchiamo dei sentieri in salita. Il primo incontro è con un folto gruppo di ragazze con insegnante e proseguendo verso Gerusalemme alla fine arriviamo alla città lambendo il museo della Shoa Yad Vaschem. Da lì proseguiamo percorrendo la parte nuova della città (un bellissimo quartiere residenziale), sino ad incrociare la via principale di scorrimento King Davide. Finalmente si apre dinanzi i nostri occhi la città vecchia di Gerusalemme. Nei giardini sottostanti alle mura della città vecchia ci cambiamo la maglia e indossiamo la maglia del pellegrino della confraternita e finalmente entriamo in città attraverso la porta di Jaffa. Andiamo subito a visitare il Santo Sepolcro e lì cominciano i mal di pancia dovuti alla immensa emozione e felicità. Ci stringiamo in un abbraccio fraterno con la consapevolezza di essere al cospetto di tutto quello che ci rende felici e della nostra fede. Le lacrime sono trattenute a stento e c’è chi le lascia scorrere sul viso. All’ interno del Santo Sepolcro si trova il convento francescano che ospita i frati addetti all’ufficiatura del Sepolcro. Andiamo a chiedere ai francescani a che ora possiamo assistere alla messa che loro officiano dinanzi al Sepolcro. Iniziano alle 5 della mattina. E Alessandro si prenota per quell’ora… Io rimango in attesa dei confratelli e consorelle che raggiungono il pulmino per prendere i bagagli. Dopo un’ora che non si vede nessuno e sotto un sole cocente decido di telefonare a Alessandro per sapere che fine avevano fatto. Mi risponde Elena dicendomi che loro sono già presso Casa Maria Bambina, il centro di accoglienza francescano e che pertanto mi devo arrangiare da solo. Facilmente trova la strada per raggiungere la meta (San Francisco Streett) e lì trovo i compagni di viaggio. Mi apre una ragazza volontaria italiana che mi dice essere di Castiglion del Lago (Trasimeno). Noi uomini prendiamo possesso della camerata all’ultimo piano della casa dove in altra stanza alloggiano degli operai polacchi. La camerata non è male e io mi accomodo nel letto vicino la finestra. All’ultimo piano c’è un bellissimo terrazzo con vista su Gerusalemme verso Monte degli Ulivi e dove stendiamo le mutande e le maglietta lavate ad asciugare. Abbiamo una cucina dove peparci il caffè ed il tè. Nel pomeriggio andiamo a visitare la Chiesa armena di San Giacomo il minore che però e chiusa. Lì incontriamo un signore armeno che gentilmente ci fa visitare la parte armena dove vi è la scuola, la libreria ecc. ecc. Tutta la zona è off limits ai non armeni. Dopo ci dirigiamo attraverso la porta di Sion al Cenacolo e alla chiesa della Dormizione. Purtroppo il Cenacolo è chiuso per lavori e perciò andiamo a visitare la chiesa della Dormizione. Cenacolo e chiesa della dormizione e assunzione sono adiacenti. Maria dopo la morte fisica assunse in cielo. La chiesa benedettina ha un alto campanile ed situata sul Monte Sion. Sempre adiacente al cenacolo, luogo dove Gesù istituì l’eucarestia (praticamente si trova al di sopra della tomba di Davide) sorge anche la tomba del re Davide che visitiamo. Andiamo poi a vedere il muro Ovest del Tempio anche conosciuto come muro del pianto, dove gli ebrei vanno a pregare. La zona è divisa in due. Una per soli uomini e l’altra (più piccola) per sole donne. Tutta la zona (che ovviamente sorge nella parte del quartiere ebraico) è continuamente frequentata da una moltitudine di persone (la maggioranza ebrei) anche perché nelle vicinanze c’è la scuola della Torà. E altri istituiti scolastici ebrei. Si accede solamente attraverso Ceck point. La spianata e le zone limitrofe sono piene di giovani militari ed uno di essi ci spiega che sono lì a causa di una festa delle forze armate. Dopo una doccia io e Alessandro andiamo a chiedere alla casa di accoglienza CASA NOVA sempre parte della Custodia di Terra Santa, se possono farci cenare. Il portiere simpaticissimo e efficientissimo, dopo una trattativa con la cucina riesce a farci cenare. Andiamo a dormire e fortunatamente Giancarlo non fa troppi danni con il suo russare, forse perché il suo letto è distante dal mio.

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16 Maggio 2014 – Gerusalemme

La mattina ci incamminiamo verso il Monte degli Ulivi e subito andiamo a visitare il luogo dell’ascensione di Nostro Signore che sorge ora al centro del cortile di una moschea. Dopo avere pagato il biglietto all’arabo di turno, all’interno dell’edicola troviamo dei Messicani accompagnati da un Vescovo. Dopo la preghiera, andiamo subito, è vicinissimo, al luogo ove Gesù insegno ai discepoli la preghiera del Pater Noster. (Grotta del Padre Nostro). Il chiostro è costellato della preghiera in tutte le lingue del mondo e anche di alcuni dialetti come quelli italiani della Romagna e del Piemonte. Nella grotta Giuseppe ci fa una lietissima sorpresa: recita il pater noster in aramaico. Ci richiamo poi al Dominus Flevit dove Gesù pianse sulle sorti di Gerusalemme. Sul posto è stata edificata una basilica di recente costruzione che fu possibile grazie alle offerte dei vari Stati Cattolici e per questo motivo venne chiamata “Chiesa di Tutte le Nazioni”. Accanto alla basilica sorge l’orto degli ulivi che conserva piante secolari di ulivi (8 ulivi) che assistettero all’agonia di Gesù. Andiamo poi a visitare la Tomba di Maria vicino alla grotta dl Getsemani (doveva essere una sorta di frantoio). Nel pomeriggio torniamo entro le mura di Gerusalemme per visitare la chiesa della flagellazione, la chiesa di S.Anna e la piscina probativa che si trovano lungo la via dolorosa da dove parte la via crucis. La chiesa di S.Anna si trova nelle vicinanze della piscina Probatica o di Bethesda ove Gesù compie il miracolo della guarigione del paralitico. Sui resti della piscina i bizantini costruirono una chiesa dedicata a Maria. Infatti secondo la tradizione nei pressi della piscina si trovava la casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria. La chiesa fu distrutta dai persiani e successivamente i crociati sui resti costruirono la chiesa di S.Anna. La chiesa infatti è di edilizia crociata ed è uno dei monumenti crociati meglio conservati. Successivamente Saladino la trasformò in una scuola coranica e dopo, con l’avvento dei turchi fu donata da questi al governo francese. Secondo la tradizione qui nacque Maria. All’interno l’acustica è ottima e Mauro intona un canto religioso coinvolgendo altri pellegrini stranieri. Entrando, sempre nella via dolorosa, in un cortile interno visitiamo la chiesa della Flagellazione. Nella cappella si ricorda la flagellazione subita da Gesù prima della condanna a morte. Il flagellum romano era un corto bastone che all’estremità aveva lunghe strisce di cuoio terminanti in palline di piombo. Mentre nella tradizione ebraica i colpi erano un massimo di 39, nella prassi romana non era prestabilito un numero massimo. E’ venerdì, e come ogni venerdì i francescani conducono la via crucis lungo la via dolorosa alla quale partecipiamo. Io e Marco di Montecchio, avendo un’ora di tempo, corriamo a visitare la chiesa di San Giacomo nel quartiere armeno. Gli armeni stanno celebrando la liturgia, ma possiamo ugualmente ammirare questa splendida chiesa di rito ortodosso. Appena usciti corriamo per raggiungere il resto del gruppo per assistere alla via crucis. Ritroviamo gli amici polacchi volontari del monastero di Ein Karem ed infatti la via crucis viene proclamata in Italiano, polacco e portoghese (sono presenti anche un folto numero di fedeli brasiliani). Percorriamo tutta la via dolorosa fermandoci ad ogni stazione circondati da una folla di turisti finchè finalmente (dopo aver attraversato la parte coopta della basilica del Santo Sepolcro) arriviamo al Santo Sepolcro. Finalmente dopo una estenuante fila e varie interruzioni a causa delle liturgie ortodosse riesco a entrare per soffermarmi però pochissimi secondi. A cena un gruppo di noi (Marina, Cecilia, Daniela, Giuseppe, Tony ed io) decidiamo di andare a mangiare in un ristorante armeno. Marina prenota e passiamo insieme un serena e allegra serata brindando al nostro pellegrinaggio con il vino dei monaci trappisti comprato da Tony. Dopo cena vado al muro del pianto e assito al fiume di ebrei praticanti che si riversano nelle strade che portano al muro per pregare (è lo Sabbath).

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17 Maggio 2014 – Betlemme

Partiamo di buon ora per Betlemme con un bus di linea (avevamo programmato di raggiungere Betlemme a piedi-9Km.- ma per timore che al check point ci avrebbero potuto fare storie, abbiamo optato per andarci con un mezzo). Sul bus Tony fa conoscenza con una ragazza di americana di Boston ma di origini cinesi che si aggrega a noi). Raggiunta Betlemme, ci dirigiamo verso la basilica della Natività. Ormai siamo abituati a fare la fila (la prima volta che sono andato in terra Santa non c’era tutta questa affluenza di visitatori, soprattutto russi o comunque cristiani ortodossi, oltre che turisti di ogni parte del mondo) e dopo una lunga attesa e dopo aver assistito a litigi tra pellegrini che fanno la fila e pellegrini che cercano di fare i furbi, riusciamo ad entrare nella grotta della nascita di nostro Signore. All’interno si sta svolgendo una messa in inglese. Usciti dalla basilica c’è chi va a visitare la Grotta del Latte e chi invece si inoltra nel classico mercatino arabo della città. Betlemme è sotto l’autorità palestinese ed è completamente accerchiato dal muro costruito dagli ebrei. Con Mauro, Franca e Daniela, ci fermiamo nel classico negozietto arabo, dove il proprietario Giovanni cerca di appiopparci ogni cosa. In 5 minuti ho comprato i regaletti da riportare a casa (braccialetti per i figli, una piccola Sacra famiglia scolpita nel legno di ulivo e delle palle di vetro colorate). Franca e Daniela non escono prima di due ore. Ci dirigiamo a prender un taxi pulmino che ci accompagna al punto dove saliamo sul bus di linea che ci riporta a Gerusalemme. Ci fermiamo presso la porta di Giaffa, ma nessuno di noi si accorge che Daniela non si accorge che scendiamo e pertanto prosegue da sola. .A piedi ci dirigiamo verso il museo di Israele (nella parte nuova della città) che contiene anche il museo del libro ove sono custoditi i rotoli di Quram. Il museo è composto di numerose sezioni entro degli edifici intercomunicanti in modo che il visitatore non esce mai dai padiglioni. Finita la visita cerchiamo un bus che ci riporti nei pressi di qualche porta della città vecchia non ricordandoci che di sabato i bus non passano (ci pensa una turista americana a ricordarcelo). Ci avviamo a piedi e dopo aver attraversato un quartiere residenziale percorriamo King Davide Road che ci conduce direttamente nei pressi della porta di Jaffa dalla quale entriamo per raggiungere Casa Maria Bambina.

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18 Maggio 2014 – Gerusalemme

Dopo la partecipazione alla messa dei francescani nel complesso da loro gestito a pochi metri da Casa Maria Bambina, alcuni di noi, me compreso, si recano alla spianata delle mosche a cui si accede dalla spianata del muro del pianto attraverso un camminatoio pensile che si prende dopo avere passato il solito ceck in israeliano. Purtroppo i mussulmani non ci fanno entrare nelle mosche e dopo le classiche foto, ritorno all’ostello per preparare le ultime cose prima di partire per Tel Aviv. I nostri posti nella camerata vengono presi dalle donne che rimangono e cioè da Barbara e da Yoanna. Salutiamo, con rammarico e un po’ di invidia gli amici e le amiche che rimangono ancora due giorni a Gerusalemme e ci dirigiamo verso l’aereoporto, dove questa volta i controlli sono molto più blandi. Purtroppo Alessandro ha la febbre e viaggia con la copertina dell’aeroplano addosso. Siamo in Italia ma le immagini sono ancora quelle di Gerusalemme e già penso al prossimo pellegrinaggio. Grazie a tutti Voi. Nota del Priore: il voi stà a significate tutto il gruppo, che ha pellegrinato a Gerusalemme, composto da diciotto persone. Il pellegrinaggio è finito ma il Cammino della nostra vita non finisce mai, anzi come i pellegrini di Emmaus, una volta sperimentato l’incontro con il Signore, bisogna tornare nelle nostre realtà per rendere testimonianza di ciò che si è visto, vissuto, ascoltato, e passare da pellegrini della fede a testimoni del Cristo Risorto, ricordandoci sempre che, come ci insegna l’Apostolo San Paolo, siamo tutti pellegrini su questa terra alla ricerca della patria celeste. 

MAPPE

2014 Sanctum Sepulchrum

Jaffa == Gerusalemme (89 Km)

  1. Jaffa > Ramla | 28 Km
  2. Ramla > Neve Shalom | 23 Km
  3. Neve Shalom > San Giovanni del Deserto | 24 Km
  4. San Giovanni del Deserto > Gerusalemme | 14 Km

Si precisa che le mappe sono riportate solo a carattere divulgativo e indicativo, la Compagnia declina ogni responsabilità circa il loro utilizzo. 

FOTO

CONCLUSIONI

Cosa altro aggiungere al bel diario scritto da Marco… in qualità di Priore e partecipante al pellegrinaggio mi corre l’obbligo di aggiungere delle brevi riflessioni conclusive. Questo è stato il pellegrinaggio tanto desiderato sin dai tempi del Cammino di Santiago o forse dal giorno che nel 2004 ho insieme a mia moglie Elena varcato il portale di ingresso della Basilica del Santo Sepolcro per la prima volta. Ho e abbiamo tutti noi realizzato ciò che i salmi 122 e 84 propongono. Mi mancano le parole per poter esprimere quali siano state le emozioni e i pensieri che mi hanno accompagnato durante il pellegrinaggio e in particolar modo quando ho mi sono inginocchiato per pregare sul “Sepolcro di Nostro Signore”. Penso che la frase scritta sul graffito lasciato da un ignoto pellegrino di tanti e tanti anni fa sia la sintesi di tutto: “Domine Ivimus” (Signore siamo arrivati). Su un muro dietro la cappella di san Vartan, nella chiesa degli armeni nella basilica del Santo Sepolcro è presente un antico graffito, datato dagli storici intorno al 300. Viene rappresentata una nave con la vela reclinata ad indicare l’arrivo in porto, l’approdo. Poi la scritta: Domine ivimus. È il segno di gioia di qualche pellegrino sbarcato ed arrivato al Santo Sepolcro. Chissà chi, chissà esattamente quando (da Confraternita di Jacopo di Compostella – Perugia).

2014 Sanctum Sepulchrum

Non me ne vogliano tutti gli amici di Santiago ma questo è il più bel attestato che possa ricevere un pellegrino, esso attesta l’arrivo al luogo dove tutto ebbe inizio: la RESURREZIONE!

DOCUMENTI

Testimonium 2014 Peregrinatio Sanctum Sepulchrum
Testimonium 2014 Peregrinatio Sanctum Sepulchrum
Credenziale 2014 Peregrinatio Sanctum Sepulchrum
Credenziale 2014 Peregrinatio Sanctum Sepulchrum